domenica 7 agosto 2011

Beh, dai...una spiegazione al post precedente urge senz'altro, soprattutto per chi ha poca famigliarità con la letteratura inglese romantica.
Fanny Imlay/Wollstonecraft/Godwin (3 cognomi senza mai essersi sposata :P )di nomi, appunto, ne ebbe tanti, ma identità nessuna, tanto da essere quasi completamente dimenticata. Di lei non ci rimane neppure un ritratto, dobbiamo fidarci delle testimonianze di chi la conobbe.
E non sono testimonianze da poco, visto che era figlia di Mary Wollstonecraft, una delle prime teoriche dei diritti delle donne e di Gilbert Imlay, avventuriero del Nuovo Mondo affascinato dalla Rivoluzione Francese, che la mise incinta e poi pensò bene di defilarsi..per peggiorare ulteriormente la situazione, Fanny fu poi adottata dal filosofo Godwin, che aveva sposato sua madre e si ritrovò come sorellastra la celebre Mary Shelley, passata agli onori letterari e per la sua fuga con il Poeta e per la sua opera più celebre, il "Frankenstein".
Insomma, una famiglia di geni maledetti, poeti, filosofi, letterati, dottissimi e talentuosi... e lei che praticamente sapeva solo come mandare avanti il governo della casa. Virtù non da poco, comunque, in un ambito famigliare dove tutti avevano la testa altrove (chi nei libri, chi nel denaro, chi nelle tragicomiche vicende finanziare che travagliarono il filosofo Godwin..).
Tendente alla depressione, come sua madre, disprezzata da tutti perchè sempre mansueta e servizievole (cosa che non impedì però ai Grandi che la circondarono di sfruttarla spesso alla grande per i loro loschi scopi-vedi la matrigna Clairmont :((() , concepì un'adolescenziale fascinazione per Shelley e, sentendsi preferire la sorellastra Mary, mise fine ai suoi giorni in una squallida pensioncina di Swansea ingurgitando una dose letale di laudano che, allora, come medicina e come veleno, andava molto di moda ;)
Una figura sicuramente minore, magari anche un po' anonima, forse a volte persino esasperante(nel suo darsi la morte quasi per dispetto infantile, tanto per dirne una..)ma capace comunque di strapparci più di un sorriso di complicità e simpatia...con un pensiero a tutti coloro, che, quotidianamente, sono costretti a subire l'umiliante confronto con i mostri sacri che si pavoneggiano attorno e che, invece, avrebbero tutto il diritto di trascorrere pacificamente la loro esistenza, apprezando appieno il profumo anche di un fiore soltanto.
Mary, affetta da una delle crisi di coscienza, che talvolta la affliggevano dopo una delle sue frequentissime bisbeticherie (dovute anche questo al male oscuro che pareva colpire tutte le Wollstonecraft, bisogna dirlo..) potrebbe averle scritto, post mortem, la lettera di qui sotto ;)
Per più info:
http://en.wikipedia.org/wiki/Fanny_Imlay
e il bel libro di Todd "Death and the maidens" l'unica biografia a lei dedicata, anche se molto ingiusta nei confronti di Shelley, trattato con severa ironia solo per non aver saputo contraccambiare il suo amore.

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